Month: marzo 2015

Raggiungere gli obiettivi

Quale sarà il soggetto più fotografato al mondo? Il tramonto? Forse la torre di Pisa, o il Colosseo? Magari la Gioconda! Io ho un’ipotesi, un nome e un cognome: Dan Inosanto. Per me Inosanto, con la fronte segnata dagli anni, il sorriso accennato, una mano poggiata sull’anca e l’altra sulla spalla del tizio che gli ha chiesto di fare la foto è il soggetto più immortalato della storia. La rituale foto di fine stage col Guru testimonia la grandezza di chi la esibisce, ed essendo ormai un po’ avanti con gli anni è bene che ci si affretti a scattarla, prima che il mondo si divida in due categorie: quelli che hanno la foto con Inosanto e quelli che NON hanno la foto con Inosanto.

Il fenomeno della foto-ricordo naturalmente non riguarda soltanto Inosanto, la cosa oramai è talmente diffusa che per molti la foto col maestro fa curriculum. Un ragazzo con cui ho frequentato un corso una volta mi disse, riguardo al fatto che non fosse più allievo di un tale maestro: “tanto alla fine la foto col maestro l’ho già fatta, mi dovessero dire qualcosa ho la foto che testimonia che io ero suo allievo”. 

L’esperienza nel nostro ambiente non si dimostra più sul campo ma in bacheca. Questo purtroppo genera le situazioni spiacevoli a cui siamo abituati ad assistere nel nostro paese, quando si parla di arti marziali del sud-est asiatico.

C’è chi si è fatto immortalare con un maestro nel suo paese di origine e poi è tornato in Italia raccontando di essere rappresentante diretto per lo stile del suddetto maestro e, nonostante nella vita avesse fatto tutt’altro, ha cominciato ad insegnare arti marziali e a rilasciare diplomi e certificati.

Qualche altro “furbetto” ha fatto uso di gente comune, preferibilmente immortalata in loco, presentandola come Gran Maestro del Sistema Segreto Sconosciuto & Dimenticato.

Istruzioni per l’uso:

– Recarsi in Paese Esotico*
– Fermare un vecchio per strada
– Se il vecchio ha un bastone da passeggio è meglio
– Scattare foto
– Inventare nome per il vecchio**
– Diffondere il suo stile in Italia

* esempi possono essere le Filippine, l’Indonesia o l’isola di Okinawa.
** se filippino va bene Manolo Villaflora, se indonesiano Cecat Ken, se giapponese Misuda Ylkazo.

 

Oh, c’è gente che ha fatto così davvero.

Io mi chiedo, ma se uno mi racconta di sapere suonare bene il piano, vorrò sentirlo suonare dal vivo prima di decidere di prendere lezioni da lui e magari di spendere un sacco di soldi o no? Non mi accontenterò di vedere la sua foto in compagnia di Stefano Bollani. Vero, non è esattamente la stessa cosa, ma con quale criterio si decide di affidarsi ad un istruttore e quindi investire tempo e soldi? Il discorso non riguarda coloro che scelgono semplicemente di fare un po’ di fitness, di passare il tempo in compagnia o di imparare un’arte marziale col solo scopo di imparare un’arte marziale. Riguarda quelli che si allenano per imparare a difendersi sul serio, oppure quelli che si allenano per salvarsi la vita di fronte a un coltello. Riguarda quelli che affidano l’addestramento di un reparto di Polizia a un istruttore che magari ha imparato su youtube ma che si è fatto un nome grazie a un successo commerciale basato su una serie di bugie e di ambiguità.

Nel percorso marziale di ognuno di noi gli obiettivi da raggiungere sono diversi, ma nessuno di questi passa da quello di una fotocamera, perché nel momento della verità non sarà certo una foto a salvarci il culo.

Lapu Lapu

Lapu Lapu (approssimativamente 1491–1542) fu un Datu di Mactan, un’isola adiacente all’isola di Cebu situata nelle Visayas centrali.

E’ famoso per essere il primo nativo dell’arcipelago filippino ad essersi ribellato al governo spagnolo e per essere il primo eroe riconosciuto della storia delle Filippine.

Lapulapu

Il suo nome è controverso. La prima volta compare nei diari di Antonio Pigafetta, esploratore italiano e uno dei pochi superstiti della spedizione di Magellano. Egli registra il nome di due “comandanti” dell’isola di “Matan”, ovvero “Zula” e “Çilapulapu”. In un testo del 1890 il nome diventa “Si Lapulapu” senza alcuna spiegazione. (cfr. José Rizal, “Sucesos de las islas Filipinas” di Antonio de Morga).
Nel XVII secolo il poeta Carlos Calao lo menziona come “Cali Pulaco” che, pronunciato “Kalipulako”, diventa lo pseudonimo del rivoluzionario Mariano Ponce durante la guerra d’indipendenza.
Nella Dichiarazione d’Indipendenza Filippina del 1898 viene menzionato come “Rey Kalipulako de Manktan” (sic), tradotto Re Kalipulako di Mactan.
Secondo la leggenda l’eroe non sarebbe morto, ma si sarebbe tramutato in roccia.

In suo onore la citta di Opon nella provincia di Cebu è stata rinominata Lapu-Lapu e al suo interno trova spazio il mausoleo dedicato proprio all’eroe filippino, accanto a quello del suo nemico Magellano. Il simbolo delle forze di polizia filippine contiene al centro la sagoma di Lapu Lapu. Il suo volto compare anche su una moneta in circolo dal 1967 al 1974 nelle Filippine.

Nell’iconografia tradizionale spesso è rappresentato con kalasag e kampilan. Quest’ultimo, impugnato ad una mano sola, sta a simboleggiare la grande forza di questo eroe filippino, potendosi permettere di brandire un’arma così pesante con un solo braccio.